L’importanza di non sentirsi soli
Intervista a Silvia, caregiver

Le fatalità della vita possono inghiottire un uomo e di colpo restituirlo alla terra trasformato, diverso: nuovo. Giuliano ha 81 anni, una moglie e tre figli. Una dei tre, Silvia, ha acconsentito a questa intervista per raccontare a voi lettori un pezzetto del suo cammino con suo papà.

< Mio padre sta vivendo la sua anzianità in un modo in cui non avrebbe potuto fare se le cose fossero andate diversamente. A 54 anni era in sella alla sua Vespa, si stava spostando da Riccione verso Rimini quando è stato vittima di un grave incidente. Da quel momento tutto è cambiato>.

Il forte trauma cranico riscontrato a seguito dello scontro fatale, ha rimescolato le carte di questa famiglia. < Per tanto tempo è stato seguito da una logopedista – spiega Silvia – e oggi, quando non si ricorda alcune parole, gira intorno al discorso per farsi capire. La sua tenacia caratteriale gli ha dato uno spirito di sopravvivenza ancestrale. Oggi mio padre è autosufficiente nel momento in cui riesce ad espletare le funzioni quotidiane da solo. La sua routine gli permette di gestire le sue difficoltà cognitive in autonomia avendo innescato una serie di abitudini>.

Giuliano e sua moglie vivono insieme e Silvia sorride raccontando quello che accade in casa loro ogni giorno: < Sembrano Sandra Mondaini e Raimondo Vianello. Battibeccano continuamente. Cerco di non far impigrire mia madre, mentre osservo mio padre che ogni mattina si sveglia presto, accende la sua lampada, prende i colori, la squadra e comincia a disegnare Mandala o a compilare le dispense che gli vengono fornite dalle vostre psicologhe. Prende queste attività molto seriamente. Oppure, quando va a casa di amici, porta con sé l’occorrente per disegnare. E’ troppo forte!>.

Giuliano è entrato a far parte della nostra associazione da un anno ed è seguito dalla psicologa Caroline Petrelli a cui è molto affezionato. <Aspetta le videochiamate del mercoledì con Carol con molta gioia. Abbiamo capito che è in competizione con l’altro utente che è collegato insieme a lui a quell’ora. La dottoressa sembra quasi una “moderatrice” con loro due! Ho notato fin da subito dei miglioramenti, da quando frequenta il Caffè Alzheimer di Morciano. Carol è molto dolce e molto paziente. Lei con il suo lavoro ha ristrutturato, scavato e ricostruito. Anche dopo la videochiamata, nell’arco della giornata vediamo i benefici che ha avuto su di lui. Mio padre, che prima del Covid frequentava il Caffè in presenza, era un uomo po’ chiuso, invece ora si è sbloccato. Credo che cambiare le modalità dell’attività abbia giovato nel suo caso>.

Silvia, come la maggior parte dei famigliari, spera che presto si possa tornare a svolgere attività di gruppo. <Quello che vorrei davvero, è che mio padre si godesse gli ultimi anni della sua vita – confida la figlia di Giuliano- Ci si sente molto soli in una situazione come la nostra e sapere che c’è qualcuno che ci aiuta è importante>.

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